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Tumori nel Salento: cosa possiamo fare, noi?

tumori nel Salento 2

 Un nuovo spazio e un nuovo tempo di aggregazione sono stati possibili lo scorso 14 maggio a Soleto (Lecce).  Mentre fuori imperversavano i comizi per le imminenti elezioni,  numerose associazioni e singoli cittadini si sono dati appuntamento per una tavola rotonda sull’attuale emergenza sanitaria in Salento.  Egerthe! c’era.

Sono nata a Galatina,  dove è  nato il mito della Taranta,  dove si fermò  San Paolo per guarire.  Ho visto la mia terra splendere al vento,  sotto il sole,  l’ho vista poi erosa da opifici insalubri,  cemento e asfalto;  ho visto abbandonare l’arte,  l’artigianato,  l’allevamento di bestiame,  la cura della terra,  la coltivazione della Patata Sieglinde di Galatina e della Cicoria di Galatina (entrambe DOP);  bevo l’acqua che scorre in silenziosi fiumi carsici,  minacciati,  dicono,  dal percolato delle discariche;  ho visto infine i miei cari e molti amici morire di cancro e altri ammalarsi di malattie cardiovascolari,  respiratorie oppure soffrire in numero sempre maggiore di intolleranze alimentari e allergie di vario tipo.   Ma non potevo dire niente.Poi,  lo scorso settembre è  comparsa la notizia su un quotidiano nazionale:  Salento,è  emergenza tumore ai polmoni.  “Ma a nessuno interessa sapere i motivi”.  L’incidenza del tipo di cancro nel Salento supera nettamente le medie regionali e nazionali.  Gli ultimi dati ufficiali confermano il problema.  Finora ignorato..[...]  Che si tratti della vera bestia nera lo confermano gli ultimi dati ufficiali,  resi noti in questi giorni.  Sono quelli relativi all’aggiornamento al 2005 del Registro tumori di Lecce,  fermo al biennio 2003- 2004.  Dicono che il 20% degli uomini salentini che si ammalano di cancro lo contraggono al polmone.  È  una media del 5%  in più  rispetto a Taranto.  “Anomalia che lo scorso anno,  con una frase incauta,  ha sottolineato anche l’allora ministro all’Ambiente Corrado Clini,  nel pieno della crisi Ilva.  La verità  –  dice un infuriato Serravezza –  è  che non ci hanno mai dato retta abbastanza.  Le istituzioni non hanno voluto vedere.  Pensi che è  stata l’Eni a finanziare per anni il Registro tumori ionico-salentino,  oggi assorbito in quello accreditato.  La vera sfida,  però,  è  scomporre i dati,  analizzarli per comuni.  Noteremo che i distretti di Maglie e Galatina hanno numeri abnormi.  E la spiegazione non può  essere il fumo di tabacco  (da Il Fatto Quotidiano del 29 settembre 2013.

Il cammino di lettura popolare della Bibbia mi ha reso inevitabile la domanda:  Cosa posso fare,  io?  Ed essendo un cammino comunitario continua:  Cosa possiamo fare,  noi?

La domanda lanciata su facebook,  mezzo di informazione e diffusione letteralmente “popolare”  (usato comunemente dalla gente comune),  ha permesso di incontrarci,  ascoltarci e condividere proposte. 

Una presenza significativa quella degli studenti del Liceo Galatinese Colonna  (“inventori”  di una redazione giornalistica indipendente nonché   autori di un programma radio)  e di alcuni giovanissimi cittadini soletani,  dai 15 ai 18 anni. A loro,  che dichiarano di essere lì  per ascoltare ed informare,  il compito arduo di redigere gli atti di questa tavola rotonda  e gestire per il futuro le comunicazioni interne del gruppo che spontaneamente si formerà.  

Dalla proposta di un disegno di legge per riparametrare in Puglia i livelli tollerabili delle emissioni da parte di opifici insalubri alle linee guida per un’alimentazione tradizionale,  meno proteica e più  attenta,  alla condivisione di principi di agricoltura organica già  in corso di sperimentazione,  alla necessità  che la società  civile abbia quali interlocutori fissi Scuola,  Chiesa e Amministrazioni Locali.  Galatina,  un distretto martoriato dai tumori polmonari,  può  pensare ad una giornata interparrocchiale per la Vita?  La scuola attraverso i progetti può  tradurre tutte queste speranze nel linguaggio dei bambini e dei ragazzi?


Qualche tentativo di comizio e di strumentalizzazione partitica non è  mancato,  dissolto nel dissenso comune,  d’altro canto a Soleto quella sera se ne tenevano molti  e qualche comiziante,  fuori,  citava l’evento in corso.  Le tavole rotonde cittadine sono incontri “aperti”,  nel vero senso della parola,  dove l’ascolto diventa pericoloso  (per la varietà  e la diversità  degli stimoli indotti);  dove è  più  tangibile il rischio dello “stare insieme”  come provocazione massima allo sviluppo integrale della persona;  dove è  più  probabile lasciarsi toccare da novità  insperate;  dove più  si sente la chiamata sociale all’impegno concreto e alla solidarietà.  Le tavole rotonde sono il tempo e lo spazio in cui le differenze esistono come bellezza e non come ostacolo,  dove affermano la loro presenza,  non più  addomesticate,  ma valorizzate e integrate.  Uscire dal ghetto delle nostre realtà  stra-conosciute è  già  di per sè  un esercizio di coscienza civile e di “carità“.

Alfredo Melissano di Nuova Messapia dice:  “La specie umana non è  come pensavamo,  quella dominante,  milioni di anni sono trascorsi prima che comparisse sulla Terra,  per altri milioni di anni la Terra potrà  fare a meno di noi…”

E continua:  “Dobbiamo iniziare oggi quello che accadrà  tra non meno di ventanni”.

Non possediamo il cambiamento,  vi partecipiamo.  Non siamo proprietari,  ma custodi.

Stefania Tundo –Egerthe!  Galatina

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