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Ulivi del Salento: cura, non tortura

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Lo scorso Venerdì  Santo ha visto riuniti,  nei pressi della Prefettura di Lecce,  numerose associazioni salentine e singoli cittadini.  La manifestazione pacifica è  stata indetta allo scopo di informare i cittadini sulla questione Xylella,  il batterio che colpisce le colture autoctone di ulivo e dare sostegno alla magistratura che sta indagando.

La presenza di Egerthe! in questo incontro pubblico nasce dalla necessità  di stare con quei contadini che all’indomani della Domenica delle Palme si sono visti eradicare in tutto 104 alberi di ulivo,  alcuni dei quali centenari.
Un profondo senso di perdita coglie nel riguardare le immagini dei tronchi secolari segnati di rosso e contrassegnati da grandi numeri bianchi,  prima dell’abbattimento.  Toccanti le parole di un giovane salentino,  Ernani Favale:  «Sono qui perché  non mi era mai capitato di vedere in Salento immagini di ulivi spaccati così,  da mano dell’uomo».
 

L’ulivo per la popolazione salentina è  infatti un archetipo,  la sua immagine emerge dal lontanissimo passato di una terra generosa lambita dai mari,  crocevia di scambi tra culture millenarie.  Senza timore lo definiamo una pianta sacra al Salento e da essa abbiamo tratto sostentamento per secoli.  Lo stesso canto popolare salentino nasce e solleva le sue note insistenti sotto gli Ulivi.  Canto di lavoro,  d’amore o di dispetto.  Canto irriducibile e amaro.  L’economia locale,  il pensiero locale e l’identità  salentina si fondano irrimediabilmente sull’ulivo.  Queste e altre implicazioni hanno fatto sorgere nella società  civile tutta,  la necessità  di saperne di più  e di intraprendere un dialogo aperto con le amministrazioni locali,  l’Osservatorio Fitosanitario Regionale,  l’Istituto di Virologia Generale del CNR di Bari,  l’Università di Bari,  l’Istituto Agronomico Mediterraneo (IAM),  la magistratura e l’Unione Europea,  per affrontare con la massima trasparenza un problema la cui risoluzione richiede uno sforzo collettivo e cooperativo.

È  possibile fronteggiare un’emergenza di questa portata  (si parla di un milione di piante in pericolo)  solo grazie al rigore della ricerca condotta con metodo scientifico e alla vigilanza degli organi amministrativi regionali,  nazionali e sovranazionali.  Da più  parti si chiede che l’applicazione delle norme avvenga compatibilmente con un fenomeno che,  stando alle ultime risultanze scientifiche,  non avrebbe precedenti in Italia  e dunque consci che qualunque provvedimento dovrà  fare i conti con la mancanza di una letteratura scientifica a riguardo.

La Direttiva del Consiglio 2000/29/CE dell’8 maggio 2000 concernente  “Misure di protezione contro l’introduzione nella Comunità  di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità”  dispone che ciascuno Stato Membro adotti tutte le misure necessarie per “l’eradicazione ovvero il contenimento degli organismi nocivi”  di cui all’Allegato I della stessa direttiva.  E in tale allegato,  nella Sezione I,  è  presente il batterio Xylella fastidiosa.

L’eradicazione di cui parla la Direttiva si riferisce al batterio ma nel caso specifico dell’olivo salentino,  se la variante Xylella  è  considerata patogena  (che fa sempre ammalare la pianta e si propaga)  invece che endemica  (la cui presenza produce malattia solo in pochi casi ed è  circoscritta al territorio),  oltre a far scattare la quarantena,  può  giustificare l’eradicazione di tutto l’albero non solo del batterio,  in quanto lo stato morboso attacca la pianta nella sua interezza,  dal fogliame alle radici.  Scrive Stefano Martella a questo proposito:  “la Xylella è  un patogeno da quarantena inserito nell’elenco A1 dell’ EPPO  (Organizzazione Intergovernativa responsabile della cooperazione europea per la salute delle piante).  In pratica,  dopo i disastri compiuti negli Stati Uniti e in Brasile,  Xylella è  iscritta nella lista nera della Comunità  Europea e per contrastarla sono previste misure drastiche tra cui l’eradicazione degli alberi infetti.”

Considerata la complessità  del fenomeno,  da più  parti giunge la proposta di includere nella task-force regionale che si occupa della ricerca scientifica altri laboratori,  dipartimenti e osservatori;  di studiare se esistano le condizioni per dichiararne l’endemicità;di sperimentare metodi alternativi all’abbattimento per contrastarne la propagazione,  quali  ad esempio le buone pratiche di agricoltura. Nella zona arancione,  adiacente alla zona focolaio Li Sauli –agro gallipolino,  vi sono ulivi che non presentano sintomi evidenti della malattia.

I proprietari praticano agricoltura “organica”,  metodi di cura della terra e delle piante che non prevedono l’uso di sostanze chimiche o sintetiche utilizzate dall’agricoltura tradizionale,  sebbene il termine tradizionale sia qui usato impropriamente.  La nostra “tradizione”millenaria nell’olivicoltura è  esattamente ciò  che noi oggi definiamo organico.


Egerthe!  è  solidale con gli agricoltori colpiti  e si impegna a sollecitare tutti,  in particolar modo i credenti,  verso una informazione responsabile la cui ricaduta più  evidente sta nella consapevolezza profonda di condividere un destino comune:  “con il sudore del tuo volto mangerai il pane;  finché  tornerai alla terra,  perché  da essa sei stato tratto [...]“  (dal Libro della Genesi). 

“Perché  da essa sei stato tratto”.

 

 Stefania Tundo -  Egerthe! Galatina

 

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