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Un tesoro umano e culturale

La scuola di italiano per stranieri ad Ostuni

 

“Il bagaglio più  prezioso che portano gli stranieri è  la loro differenza.  E se tu ti concentri sul divergente e il dissimile,  avrai anche tu delle illuminazioni”.  Fatima Mernissi ha ragione,  c’è  una nuova me dopo l’esperienza bellissima vissuta ad Egerthe col progetto Fei “Io,  Voi,  Noi:  Integrazione sociale in rete”. Credo di poter parlare a nome di tutto il gruppo di lavoro,  con cui si è  creata una sintonia unica e speriamo ripetibile.  Questo progetto di Italiano L2 è  stato per me,  Deborah,  Mariangela,  Luisa e Luana un percorso di scoperta,  di dialogo,  confronto,  crescita,  in un piccolo mondo,  quello di Egerthe,  nel quale la ricchezza è  rappresentata dalle diversità.  Come mediatrice interculturale mi sono sentita da subito a casa ed è  stato bellissimo far da ponte tra persone desiderose di dialogare pur nelle loro grandi differenze linguistiche e culturali.  Ma il mio ruolo di mediatrice ha rappresentato solo una parte dell’esperienza,  perché  in fondo mi son sentita studentessa anche io.  Mentre i nostri corsisti marocchini,  afghani,  cinesi,  senegalesi,  georgiani,  bengalesi,  imparavano la lingua italiana e i nostri costumi e socializzavano tra loro e con noi,  noi ci arricchivamo delle loro lingue e culture,  delle loro usanze:  è  stato uno scambio continuo e spontaneo di saperi ma ancor prima e soprattutto di umanità. In una realtà  in cui ormai conta solo l’apparenza,  l’egoismo,  la competizione,  l’omologazione,  il microcosmo plurale di Egerthe in questi mesi ha rappresentato per tutti noi un immenso insegnamento di fratellanza,  genuinità,  scoperta della bellezza nell’essere l’uno diverso dall’altro.

Balza alla mia mente una celebre frase di Martin Luther King:  “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli,  a nuotare come i pesci,  ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli”.  Nella nostra realtà  quotidiana questa difficoltà  di vivere la fratellanza è  tangibile,  ma così  non è  stato ad Egerthe,  perché  ad Egerthe in questi mesi eravamo tutti docenti e studenti allo stesso tempo,  tutti desiderosi di trasmettere conoscenza e riceverla dall’altro,  in un rapporto di scambio che porterò  sempre nel cuore. Tante volte ho immaginato in questi mesi ad Egerthe tutte quelle persone che temono la diversità e guardano con sospetto ai nostri fratelli migranti;  tante volte ho immaginato quelle persone cambiare,  trasformarsi dopo aver incontrato e conosciuto davvero la diversità,  perché  l’ignoranza porta violenza,  la conoscenza genera fratellanza.  Se solo ci ricordassimo più  spesso dell’incontro tra san Francesco e il Sultano di Egitto Malik al Kamil,  se solo mettessimo in pratica ogni giorno quel grande esempio di dialogo e di pace,  ognuno di noi si sveglierebbe dal torpore dell’indifferenza e della cattiveria e inizierebbe a vedere nello straniero se stesso.  Ci sono momenti ed esperienze della vita che ti rivoluzionano,  che ti cambiano in positivo  e il corso di questi mesi non può  che rappresentare questo per me e credo per tutto il gruppo:  tra l’alfabeto,  i verbi,  i dialoghi,  c’era un mondo di sguardi curiosi,  di sorrisi,  di persone accomunate dallo stesso desiderio di conoscersi e tornare a casa ogni giorno con qualcosa in più.

Oggi,  finita questa esperienza,  mi porto a casa un bagaglio culturale e umano intaccabile,  perché  mai niente potrà  intaccare il tesoro non tangibile ma immenso che abbiamo accumulato nei mesi scorsi,  il tesoro della conoscenza e della fratellanza.  E ognuno di noi torna alla propria vita con una nuova identità,  un’identità  più  plurale;  come scrive Maalouf,  “L’identità  non si suddivide in comportamenti stagni,  non si ripartisce né  in metà,  né  in terzi.  Non ho parecchie identità,   ne ho una sola,  fatta di tutti gli elementi che l’hanno plasmata,  secondo un dosaggio particolare che non è  mai lo stesso da una persona all’altra”.  Un mondo plurale,  vero tesoro da custodire.

Paola Andriulo

 

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